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Santeramo in Colle : Arte, Storia, Cultura, Prodotti Tipici, Dove dormire, Dove mangiare, Cosa fare nella Provincia diBari.

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Comune di Santeramo in Colle

Turismo Santeramo in Colle:

Diverse ipotesi sono state avanzate sul toponimo cittadino, tra le quali vi è una che sostiene possa far riferimento ad un luogo di culto: Santo Luogo dell'Eremo'', con la presenza di annesso monastero, costruito dopo l'XI secolo , a cui fu probabilmente premesso l'aggettivo di "Santo", un'altra sostiene il richiamo al martire erasmiano, ipotesi sostenuta anche da molti studiosi in loco. Dell'attuale toponimo vi sono riferimenti cartacei a partire dal XII secolo (vi è una charta datata al 1180) . Già diffuso da prima dell'XI secolo doveva essere anche il culto a S. Efrem.
Come accennato in precedenza, Santeramo in Colle, deve il suo nome a Sant'Erasmo, conosciuto anche come Sant'Elmo, che fu vescovo di Antiochia.
La Passio che narra la vita di Sant'Erasmo risale al VI secolo. Si racconta che Erasmo fosse Vescovo di Antiochia e quando cominciarono le persecuzioni contro i cristiani egli si rifugiò per sette anni in una caverna, poi, scoperto, venne incarcerato per non essersi convertito agli idoli pagani. Venne, in seguito, miracolosamente liberato e, dopo aver convertito a più riprese, un notevole numero di persone (il testo parla di quattrocentomila) e aver compiuto altri miracoli e subito persecuzioni, venne condotto, per opera dell'Arcangelo Michele, a Formia dove morì dopo sette giorni. Le prime notizie attestanti il culto del santo risalgono al Martirologio Geronimiano, che già ne riporta la memoria al 2 giugno. San Gregorio Magno papa (540-604) poi, in una lettera, riporta che il corpo del Vescovo Erasmo fosse custodito nella Chiesa di Formia e che a lui erano dedicati due monasteri, uno a Napoli ed uno a Cuma. A seguito della distruzione di Formia da parte dei Saraceni nell'842, le reliquie furono trasferite a Gaeta e nascoste nella Chiesa di Santa Maria, dove furono ritrovate nel 917 dal Vescovo Bono. Sant'Erasmo fu quindi proclamato patrono della città e meno di un secolo dopo Papa Pasquale II consacrò la nuova cattedrale al nome di Sant'Erasmo e della Vergine Maria. Oggi Santeramo conserva relique del Santo Patrono (frammento del cranio).
Durante il Medioevo il suo culto si consolidò e venne inserito tra i cosiddetti “Santi Ausiliatori” quale patrono dei marinai e protettore dei malati di stomaco, per via della tradizione secondo la quale fosse stato eviscerato da un argano da nave. Probabilmente le prime raffigurazioni del santo lo ritraevano in qualità di patrono dei mariani accanto ad un argano, che, nell'immaginario popolare, divenne strumento di martirio Si festeggia il 2 giugno.
La frequentazione umana assidua nel territorio santermano è testimoniata sin dal Neolitico, dato il rinvenimento di molti elementi appartenenti a questa fase storica[6], nello specifico nella zona nota come Le Matine, situata a sud dell'attuale centro cittadino e caratterizzata dal suolo pianeggiante, dapprima paludosa alla fine della seconda fase sub-boreale e successivamente boscosa nel Neolitico, dovuta ad una probabile bonifica in epoca romana[6]. Un ritrovamento esemplare riguarda un'epigrafe ritrovata in un orto appartenente ad Antonio di Santo, che riporta il nome del defunto -ELASIV- (classificato successivamente (v)/(c)-ELASIV-(s)) , e collocata dal Mommsen tra il territorio santermano e gioiese.
Sulla base di alcuni studi[6], è emerso che la conformazione dell'attuale cittadino ricalca quasi perfettamente l'insediamento originario, posto in prossimità di un lago di modeste dimensioni[6]. Successivi sopralluoghi avvenuti negli anni ottanta, effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Taranto, hanno messo in luce due insediamenti, databili in un periodo tra il IX e il IV secolo a.C.[6]. Tuttavia dice la relazione citata: «Non mancano tuttavia testimonianze sporadiche di una frequentazione del sito anche nei periodi intermedi.» Si riporta il rinvenimento di alcuni frammenti subgeometrici a decorazione bicroma e si fa riferimento anche ai vasi in ceramica apula a figure rosse provenienti da Santeramo e conservati nel museo di Bari e citati già dal Mayer.
La fase greca di Santeramo, caratterizzata dalla presenza di ceramica japigia e dalla persistenza di forme in impasto levigato di tradizione proto-villanoviana, trova numerosi elementi di confronto nella fase di Gravina I, datata dall'825 al 725 a.C. E, in particolare, significativi sono i numerosi e puntuali confronti con i motivi decorativi riscontrati nella ceramica geometrica di Gravina, di recente inserita dallo Yntema nella fase più antica della produzione iapigia, datata in un arco cronologico che va dal IX agli inizi dell'VIII secolo a.C. Le analogie con Gravina I non sono evidentemente casuali, se si considera la posizione dei due collocati, come i vicini centri di Altamura e Monte Sannace, nell'entroterra della Peucezia, al margine dell'altopiano murgico, etc etc.» (fonte Archeologa M. R. Depalo - 1984). Il «Borgo Antico» può essere suddiviso in area originale peuceta e area di successiva espansione «romana», probabilmente da ascriversi al periodo dalla ricostruzione presunta nel II secolo a.C. e fino ai primi secoli EV.
Il periodo normanno è caratterizzato dallo lo studio del Catalogus Baronum, così come per l'età sveva è fondamentale lo studio dello Statutum de reparatione castrorum. Quest'ultimo studio tratta un'inchiesta che Federico II avviò sulla base di modelli normanni, sulle località tenute alla riparazione delle fortezze regie.
Le domus erano particolarmente numerose in Puglia: su ottantadue strutture edilizie elencate nello Statutum de reparatione ben trentacinque erano tali, di cui la maggior parte ubicate nel giustizierato di Capitanata. In questo territorio prediletto da Federico II il loro numero (ventotto) superava quello dei castra (ventitré), mentre in Terra di Bari ne troviamo soltanto tre a fronte di tredici castra e, analogamente, in Terra d'Otranto soltanto due a fronte di tredici castra. Le domus della Capitanata erano situate ad Apricena, S. Eleuterio, Rignano Garganico, Sala, S. Chirico, Lama, Fiorentino, Guardiola, Visciglieto, Lucera (masseria), Castiglione, Foggia, Pantano-S. Lorenzo, S. Spirito di Gulfiniano, Incoronata, Salpi, S. Maria "de Mari", S. Maria "de Salina", Trinitapoli, Ponte Albanito, Orta, Ordona, Stornara, Cerignola, Celano, Salsiburgo, S. Maria "in Bircis", Girofalco; nel resto della Puglia, si trovavano a Garagnone, Gravina, Santeramo, Castellaneta, Girofalco e Montalbano; nel giustizierato di Basilicata erano ubicate a Gaudiano, S. Nicola d'Ofanto, Cisterna, Lavello, Boreano, Lagopesole, Montemarcone, Monteserico e Agromonte.
R. Licinio, Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo I d'Angiò, Bari 1994, pp. 126-134, 310-312
Tratto da: wikipedia

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